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Sentenze “fantasma” e modelli generativi nel processo civile: nota a Trib. Firenze, 14 marzo 2025

di Elisabetta Zimbè Zaire – Avvocato in Busto Arsizio


L’intelligenza artificiale (IA) ha ormai trovato una stabile collocazione all’interno degli studi legali, offrendo strumenti avanzati per la ricerca giuridica, la sintesi delle informazioni e la redazione di testi normativi e processuali. Tuttavia, l’utilizzo di modelli generativi come ChatGPT – che possono produrre contenuti verosimili ma talvolta privi di fondamento oggettivo – comporta rischi significativi che non possono essere ignorati. A tal proposito, la recente sentenza del Tribunale di Firenze, datata 14 marzo 2025, affronta per la prima volta in Italia le implicazioni giuridiche e deontologiche legate all’utilizzo di IA nella citazione di decisioni giurisprudenziali inesistenti, fornendo spunti importanti per una riflessione critica sui limiti dell’innovazione tecnologica nell’ambito del processo civile.

Massima

L’errata citazione in atti difensivi di pronunce giurisprudenziali inesistenti, generate da un sistema di intelligenza artificiale, non integra di per sé responsabilità ex art. 96, comma 1, c.p.c., ove sia escluso che tale condotta abbia inciso sulla decisione del giudice o alterato in modo significativo il regolare svolgimento del processo.

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Il rinvio dell’entrata in vigore delle nuove competenze del Giudice di Pace: profili normativi e criticità sistemiche

di Elisabetta Zimbè Zaire – Avvocato in Busto Arsizio


Con il “Milleproroghe” 2024 è stato disposto un ulteriore differimento dell’entrata in vigore delle nuove competenze dei giudici di pace previste dalla riforma Cartabia. La proroga, formalmente giustificata dalle gravi carenze negli organici, riflette in realtà una più profonda crisi sistemica della giurisdizione di prossimità e solleva interrogativi sulla sostenibilità dell’intero impianto riformatore.

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Intelligenza Artificiale e “Ghiblification”: tra creatività e copyright

di Elisabetta Zimbè Zaire – Avvocato in Busto Arsizio


L’ultimo aggiornamento di ChatGPT ha introdotto una funzione che sta facendo discutere: la generazione di immagini nello stile dello Studio Ghibli. Questa tendenza, soprannominata “Ghiblification”, ha rapidamente conquistato il web, dando vita a un’ondata di creatività sui social media.

Basta un prompt per trasformare scenari reali o immaginari in illustrazioni che sembrano uscite direttamente da un film di Hayao Miyazaki, regista, animatore e sceneggiatore giapponese. Immaginate, per esempio, Il Signore degli Anelli disegnato con la delicatezza di “La Città Incantata,” oppure scene storiche, come un incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, rielaborate con il tocco poetico tipico dello studio giapponese. Persino Sam Altman, CEO di OpenAI, si è lasciato conquistare dalla tendenza, aggiornando la sua immagine profilo su X, (nome che è stato recentemente adottato da Twitter) con un ritratto generato dall’IA.

Ma dietro l’entusiasmo si cela una questione complessa: chi possiede i diritti su queste immagini? E fino a che punto la tecnologia può ispirarsi a uno stile consolidato senza violarne la proprietà intellettuale?

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L’opposizione a decreto ingiuntivo dopo la riforma Cartabia: aspetti pratici e operativi

di Elisabetta Zimbè Zaire – Avvocato in Busto Arsizio


La Riforma Cartabia ha modificato in modo significativo il processo civile, con impatti rilevanti anche sulla fase di opposizione a decreto ingiuntivo. L’obiettivo dichiarato dal legislatore è stato quello di snellire il procedimento e ridurre i tempi della giustizia civile, introducendo regole più snelle e funzionali. Tuttavia, le novità hanno sollevato alcuni interrogativi applicativi per gli avvocati, specialmente in merito alle nuove formalità richieste.

Una delle modifiche più impattanti riguarda la forma dell’opposizione, che deve ora avvenire mediante ricorso e non più con atto di citazione. Questa novità allinea il procedimento monitorio al nuovo rito semplificato, disciplinato dall’art. 281-decies c.p.c., e impone agli avvocati una maggiore attenzione nella predisposizione degli atti.

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L’Improcedibilità dell’Appello e la PEC: Un riequilibrio necessario nella giurisprudenza

di Elisabetta Zimbè Zaire – Avvocato in Busto Arsizio


La recente ordinanza n. 3580/2025 della Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, depositata il 12 febbraio 2025, affronta un tema di fondamentale importanza per il diritto processuale civile: l’improcedibilità dell’appello in relazione a irregolarità nella notificazione e nel deposito degli atti in formato digitale.

Questa pronuncia si inserisce in un contesto giurisprudenziale volto a ripristinare un equilibrio tra il rispetto delle formalità processuali e il diritto di difesa, sancito dalla Costituzione.

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